Autunno 1999
Post n°3 pubblicato il 03 Novembre 2007
1999

Ho scaricato la macchina con grande fatica, ma sentivo che ogni goccia di sudore che perdevo era per qualcosa che volevo, non per un dovere imposto e senza scopo. L'ultimo carico, quello dello scatolone pieno di libri, è stato il più pesante e massacrante. Poi ho svuotato valigia e zaino ed ho riposto sull'unica mensola oggetti, libri e cd per cercare un minimo di coerenza con il mio stato d'animo. Ogni piccola cosa prende un significato ed un tempo che rappresentano una scoperta. Mentre pregustavo la prima doccia che avrei fatto dopo una giornata faticosa che mi è parsa lunghissima e produttiva, ho fatto un giro nel bagno. Ho avuto l'idea di usare l'unico chiodo per appendere una borsa da toilette che mi avevano regalato tempo fa. Ho gioito anche di questa insignificante idea. Vedo oggetti piccoli che ho creato, sono poche cose, viaggio leggero. Ricomincio da dove sono partito, anzi ho ancora meno cose di prima. In questo pensiero trovo una conferma di essere arrivato fino a qui incontaminato nel mio credo che non ho abbandonato. Non disdegno assolutamente i beni terreni, non sono un asceta o un falso profeta della povertà. Ma avere cose superflue non mi ha mai entusiasmato. Un quadro potrebbe essere reputato come cosa superflua. Un quadro che piace a me ha il solo valore affettivo che gli attribuisco. Per questo diventa assolutamente indispensabile. La cosa non cambia se lo dono a qualcuno che provi il suo personale livello di soddisfazione nel guardarlo ed averlo o anche, semplicemente, lo aiuti a pensarmi . Esso resta mio ed in questo caso, privarmene è irrilevante. Sto passando oltre per necessità insopprimibili. Gli sforzi che faccio, invece di togliermi energia, me la aumentano. Non mi sento votato a qualcosa di elevato, al contrario sono sceso a livelli di lotta per la sopravvivenza. Devo fare tesoro anche di queste capacità basilari di cui non avevo intuito l'importanza. Sembrerà strano che uno arrivi a considerare per la prima volta cosa fare di sè. So solo che ora non vi sono grandi od irraggiungibili obiettivi, che non mi ammanto di altruismo generato dalla necessità di trovare altrove, oltre a me, le risposte. Sono io che devo trovarle passando per percorsi di mia scelta, di mio completo arbitrio. Non sono percorsi complicati, sono fatti di piccoli pezzi da rimettere insieme, di un nuovo metro di vita che dovrò per forza (qui sta il bello: scegliere, agire e trovare che si deve continuare sul nuovo usando nuovi mezzi, infilando chiavi in serrature prima ignote) adottare, sperimentare, adattare alla mia personale impronta.

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